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Segnalato da: laRepubblica, IlGiornale, Salute33, ForumSalute.it
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Enteroscopia: come si esegue, quando farla, durata, costi

Cos'è l'enteroscopia?


L’enteroscopia è una procedura endoscopica non chirurgica attraverso la quale è possibile osservare l’interno dell’intestino tenue, cioè la parte centrale dell’apparato digerente compresa tra lo stomaco e il colon. Attraverso l'utilizzo di appositi strumenti, il gastroenterologo, medico specializzato nelle malattie dell’apparato digerente e nello svolgimento di procedure endoscopiche avanzate, può:


  • Esplorare le pareti intestinali;
  • Identificare eventuali alterazioni;
  • Se necessario, intervenire direttamente per il trattamento di alcune patologie.


enteroscopia


Quando farla?


Si ricorre all’enteroscopia quando vi è il sospetto di problemi a carico dell’intestino tenue, una zona particolarmente difficile da raggiungere a causa della sua lunghezza (oltre sei metri) e del suo ridotto diametro interno che si aggira attorno ai 2-3 centimetri. L'esame può essere prescritto per diagnosticare o trattare condizioni come:


  • Tumori o lesioni sospette;
  • Ostruzione intestinale;
  • Sanguinamento gastrointestinale anomalo;
  • Malassorbimento inspiegabile;
  • Diarrea cronica;
  • Alterazioni ematochimiche.


La procedura può essere utilizzata anche a fini terapeutici per:


  • Rimozione di polipi o masse;
  • Prelevamento di campioni di tessuto da analizzare in laboratorio;
  • Trattamento di sanguinamenti in corso mediante cauterizzazione;
  • Rimozione di corpi estranei.


Tipologie di enteroscopia


A seconda della via d’accesso e della tecnologia impiegata è possibile distinguere tra diverse tipologie di enteroscopia:


  • Enteroscopia superiore, eseguita passando attraverso la bocca, l’esofago e lo stomaco;
  • Enteroscopia inferiore, con passaggio dal retto;
  • Enteroscopia profonda, che comprende tecniche avanzate come l’enteroscopia a doppio palloncino, a palloncino singolo e a spirale motorizzata, pensate per esplorare le porzioni più remote dell’intestino tenue;
  • Enteroscopia con videocapsula, una metodica non invasiva che prevede l’ingestione di una piccola capsula dotata di telecamera.


Grazie a queste tecniche, è possibile non solo osservare l'intestino tenue ma effettuare anche procedure operative (biopsie, rimozione di polipi).


Enteroscopia a doppio palloncino


L'enteroscopia a doppio palloncino prevede l’uso di due strumenti concentrici: un endoscopio flessibile dotato di telecamera e un tubo esterno. Entrambi sono muniti di un piccolo palloncino all’estremità. Gonfiando e sgonfiando in modo alternato i palloncini, e associando movimenti di trazione e spinta, il medico riesce a “piegare” progressivamente l’intestino sul tubo, facilitando la penetrazione dell’endoscopio in profondità. Questo metodo è compatibile sia per endoscopie diagnostiche che operative e può essere eseguito per via anterograda (attraverso la bocca) o retrograda (tramite l’ano).


Enteroscopia a palloncino singolo


Contrariamente a quella con doppio palloncino, in questo caso viene utilizzato un solo palloncino, posto solitamente sul tubo esterno, così da rendere più agevole l’avanzamento dell’endoscopio. Anche se l’accesso può essere un po’ meno profondo rispetto alla versione a doppio palloncino, resta una procedura efficace e generalmente sicura.


Enteroscopia a spirale motorizzata


Questa tecnica, di più recente introduzione, prevede l'utilizzo di un endoscopio su cui è montata una spirale di plastica morbida. Un motore controllato dal medico fa ruotare la spirale che “avvita” delicatamente il tratto intestinale sull’endoscopio, facilitandone l’avanzamento. Rispetto all’enteroscopia a palloncino, può risultare più rapida e, in alcuni casi, meglio tollerata dal paziente. Di contro, non è ancora largamente diffusa e in alcuni Paesi addirittura non ne è ammesso l'utilizzo.


Enteroscopia con videocapsula


Si tratta di una procedura non invasiva. Al paziente viene semplicemente chiesto di ingerire una capsula grande quanto una pillola, contenente una microcamera. Una volta ingerita, la capsula percorre naturalmente il tratto digerente, scattando migliaia di immagini ad alta risoluzione che vengono trasmesse a un dispositivo esterno. Sebbene non consenta interventi terapeutici, è una tecnica molto utile per individuare emorragie, lesioni mucose, polipi o segni di infiammazione nel piccolo intestino, in modo totalmente indolore e senza che sia necessario ricorrere alla sedazione.


Come prepararsi?


La preparazione varia a seconda del tipo di procedura. Se l'esame deve essere svolto per via retrograda, al paziente potrebbe essere richiesto un clistere o l'assunzione di lassativi per pulire l’intestino. In caso di procedura anterograda, la principale avvertenza è, in genere, un digiuno nelle 12 ore che precedono l'esame.


In ogni caso, è sempre consigliato comunicare allo specialista eventuali farmaci in uso e allergie note. Nel caso in cui l'esame venga svolto attraverso la sedazione, è importante presentarsi all'esame in compagnia di un adulto in grado di guidare in quanto, nelle ore successive all'enteroscopia, è necessario astenersi da quelle attività che richiedono molta concentrazione e prontezza di riflessi.


Come si svolge l'enteroscopia?


La procedura comincia con la somministrazione dell'anestetico o della sedazione sedazione cosciente. Se l'endoscopio viene inserito dalla bocca, potrà essere applicato uno spray anestetico locale in gola per ridurre il fastidio.


Il medico inserirà lo strumento attraverso la bocca o il retto e lo farà avanzare gradualmente e delicatamente lungo l’intestino tenue. Le immagini catturate dalla telecamera all’estremità dell’endoscopio verranno trasmesse in diretta su un monitor. Durante l’esame, il medico potrà effettuare manovre terapeutiche o diagnostiche, che però non dovrebbero provocare dolore, proprio in virtù dell'impiego dell’anestesia o della sedazione.


Qual è la differenza tra un'enteroscopia e un normale esame endoscopico?


Entrambe le procedure utilizzino un endoscopio. L’endoscopia tradizionale (come ad esempio nel caso di una gastroscopia) permette di esplorare il tratto digestivo superiore (esofago, stomaco, duodeno).


L’enteroscopia, invece, consente di osservare anche le sezioni più profonde dell’intestino tenue, inaccessibili tramite una normale endoscopia. Per farlo, si avvale di strumenti endoscopici che, attraverso i meccanismi poc'anzi descritti, permettono di far avanzare progressivamente l’endoscopio lungo l’intestino. Tali sistemi aiutano lo strumento a superare curve e pieghe dell’intestino tenue, offrendo così al gastroenterologo la possibilità di esplorare aree centrali e distali che altrimenti resterebbero escluse dall’indagine.


Quanto costa fare un'enteroscopia?


Il costo di un'enteroscopia varia a seconda di diversi fattori, come ad esempio la struttura (pubblica o privata) che eroga la prestazione ma soprattutto il tipo di procedura utilizzata. Ad esempio, le procedure con videocapsula hanno un costo decisamente più elevato, mediamente a partire dagli 800 €. 

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