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Segnalato da: laRepubblica, IlGiornale, Salute33, ForumSalute.it
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Prolasso emorroidario: sintomi, cause, cura, immagini


Che cos'è un prolasso emorroidario?


Il prolasso emorroidario è una condizione in cui una o più emorroidi interne — normalmente localizzate all’interno del retto e quindi non visibili né percepibili — si ingrossano, scivolano verso il basso e fuoriescono attraverso l’orifizio anale. Prima del prolasso, le emorroidi interne tendono a non dare sintomi evidenti; quando però la pressione nel retto aumenta (per esempio durante la defecazione), i cuscinetti emorroidari si gonfiano fino a sporgere all’esterno.


Quando ciò accade, il paziente può notare un rigonfiamento morbido attorno all’ano. Sebbene tenda a essere più fastidioso che pericoloso, può diventare molto doloroso se non trattato.


Il prolasso può interessare anche emorroidi esterne, che si trovano direttamente sulla cute peri-anale, ma nella pratica clinica il termine si riferisce quasi sempre al prolasso delle emorroidi interne.


Parliamo di un disturbo molto diffuso: negli Stati Uniti si stima che circa 20 milioni di adulti soffrano di emorroidi interne; il prolasso è particolarmente frequente nella fascia d’età 45–65 anni. Pur non essendo una condizione spesso non grave, è importante non sottovalutarla per evitare possibili complicazioni come l’ingrossamento progressivo del prolasso o la formazione di un’emorroide trombizzata.


Il trattamento è generalmente efficace: soluzioni domiciliari e terapie mininvasive permettono spesso di ridurre i sintomi, mentre nei casi più gravi potrebbe essere necessario un intervento chirurgico.


Quali sono i sintomi del prolasso delle emorroidi?


Il sintomo più caratteristico del prolasso emorroidario è la comparsa di uno o più rigonfiamenti morbidi attorno all’ano, visibili o percepibili soprattutto dopo la defecazione. Questo nodulo, di colore simile alla pelle o tendente al rosa-rosso, rappresenta l’emorroide interna che è scivolata verso l’esterno. In alcuni casi può essere reintrodotta manualmente, ma la sua presenza indica comunque un ingrossamento anomalo del plesso emorroidario. Oltre alla protrusione, il prolasso può essere accompagnato da una serie di sintomi più o meno intensi come:


  • Prurito e irritazione anale, causati dallo sfregamento del prolasso sulla cute circostante;
  • Dolore o sensazione di fastidio, che tende ad accentuarsi quando ci si siede o durante l’evacuazione;
  • Sanguinamento rettale, con tracce di sangue rosso vivo sulla carta igienica, nelle feci o nel water;
  • Perdite di muco, una secrezione biancastra o trasparente che può rendere l’area umida e provocare cattivo odore;
  • Sensazione di evacuazione incompleta;
  • Sensazione di peso o pressione nella zona anale;
  • Gocciolamento o lieve incontinenza fecale, dovuti al fatto che il prolasso interferisce con la normale chiusura dello sfintere;
  • Irritazione cutanea attorno all’ano, dovuta al contatto con muco o residui fecali.


Uno studio epidemiologico condotto su 400 adulti nella città di Makkah (Arabia Saudita) ha stimato una prevalenza delle emorroidi del 16% nella popolazione generale. Tra i soggetti affetti da tale condizione, i sintomi più comuni erano dolore alla defecazione (76,2%), disagio (63,5%) e gonfiore (55,6%).


Particolarmente rilevante è il dato secondo cui il 43,8% dei pazienti riferiva un prolasso durante lo sforzo, prolasso che poi rientrava spontaneamente: un’evidenza in linea con le rilevazioni effettuate dal sito di prenotazioni mediche EccellenzaMedica.it presso i centri di proctologia accreditati in Italia e che conferma quanto questa manifestazione sia frequente tra chi soffre di malattia emorroidaria.


Quali sono le cause del prolasso delle emorroidi?


Il prolasso emorroidario si verifica quando un’emorroide interna – normalmente situata all’interno del retto – aumenta di volume e scivola verso l’esterno attraverso l’ano. Questo avviene principalmente a causa di un aumento di pressione nella zona anorettale, che indebolisce progressivamente i tessuti di sostegno e favorisce la protrusione dei cuscinetti emorroidari. Questo aumento di pressione può dovuto a:


  • Sforzi durante la defecazione, soprattutto in presenza di stitichezza;
  • Diarrea cronica, che costringe a evacuazioni frequenti e irritanti;
  • Abitudine a rimanere a lungo seduti sul WC, con incremento dello stress sulle vene anali;
  • Sollevamento di carichi pesanti o attività che richiedono un intenso sforzo addominale;
  • Obesità, per la pressione costante esercitata sul pavimento pelvico.


Fattori di rischio


Oltre alla pressione meccanica, esistono numerosi fattori di rischio che favoriscono la formazione e il prolasso delle emorroidi:


  • Dieta povera di fibre, che rende le feci dure e difficili da espellere;
  • Scarsa attività fisica, che rallenta il transito intestinale;
  • Sedentarietà prolungata, soprattutto stare seduti per molte ore al giorno;
  • Fumo, che danneggia i vasi sanguigni e favorisce la congestione venosa;
  • Uso improprio o eccessivo di lassativi e antidiarroici che alterano la regolarità intestinale;
  • Rapporti anali o introduzione di oggetti nel canale anale, che aumentano il rischio di irritazione e trauma locale;
  • Gravidanza: fino al 40% delle donne incinte sviluppa emorroidi, le possono facilmente prolassare a causa della pressione dell’utero, dei cambiamenti ormonali e dello sforzo durante il parto;
  • Invecchiamento: con l’età, il tessuto connettivo che sostiene le emorroidi diventa più fragile, rendendo il prolasso più frequente dopo i 45 anni;
  • Familiarità: una predisposizione genetica può rendere più deboli i tessuti di sostegno.


Possibili complicazioni


Sebbene il prolasso emorroidario non sia di per sé pericoloso, se sottovalutato potrebbero verificarsi complicazioni anche piuttosto gravi tra cui:


  • Trombosi emorroidaria, con formazione di coaguli molto dolorosi;
  • Strangolamento, quando l’emorroide rimane incarcerata e perde la sua vascolarizzazione;
  • Sanguinamento cronico, che in casi rari può portare ad anemia;
  • Infezione, fino alla sepsi nei quadri più gravi di strangolamento infetto (evento raro ma potenzialmente letale).


Come diagnosticare un prolasso emorroidario?


La diagnosi di un prolasso emorroidario è generalmente semplice e può essere formulata già durante una visita proctologica. Nella maggior parte dei casi, infatti, la protrusione emorroidaria è visibile a occhio nudo. Durante la visita, il medico raccoglie informazioni sui sintomi, sulle abitudini intestinali e sugli eventuali fattori di rischio per comprendere meglio la causa del disturbo.


Il proctologo esegue inizialmente un esame obiettivo della zona anale per valutare l’eventuale presenza di noduli, infiammazione, sanguinamento o prolasso visibile. Se necessario, potrebbe essere eseguita un'esplorazione rettale: lo specialista inserisce delicatamente un dito guantato e lubrificato nel retto, alla ricerca di segni di emorroidi interne, masse, dolore o altre anomalie del canale anale.


In alcuni casi, il proctologo potrebbe procedere con l'anoscopia, esame che tramite un piccolo strumento tubolare permette di osservare direttamente il canale anale e la parte inferiore del retto. È fondamentale per confermare la presenza di emorroidi interne e valutare il grado del prolasso. A tal proposito, ecco una tabella che descrive i quattro principali gradi delle emorroidi:


Grado emorroidiCaratteristiche
Grado IEmorroidi interne non visibili e che non protrudono.
Grado IILe emorroidi protrudono durante la defecazione, ma rientrano spontaneamente.
Grado IIILe emorroidi protrudono e possono essere riportate all’interno solo manualmente.
Grado IVLe emorroidi restano all’esterno e non possono essere reinserite.


Questa classificazione è fondamentale non solo per comprendere la gravità del prolasso, ma soprattutto per orientare la scelta terapeutica.


Come si cura il prolasso emorroidario?


Il trattamento del prolasso emorroidario dipende dalla gravità dei sintomi e dal grado delle emorroidi. Nella maggior parte dei casi — soprattutto nei prolassi di I e II grado — è possibile ottenere un miglioramento significativo tramite rimedi domiciliari, correzione delle abitudini intestinali e prodotti da banco. Nei casi più avanzati (III e IV grado) o quando il disturbo non risponde alle terapie conservative, il medico può proporre procedure ambulatoriali o un intervento chirurgico.


Rimedi domiciliari e modifiche dello stile di vita


Molti prolassi emorroidari lievi possono regredire spontaneamente o ridursi notevolmente adottando alcune misure tra cui:


  • Fare bagni tiepidi per 10–15 minuti più volte al giorno, così da ridurre il dolore e l’infiammazione;
  • Aumentare l'apporto di fibre (frutta, verdura, cereali integrali) per ammorbidire le feci;
  • Bere molto per prevenire stitichezza e sforzo durante la defecazione;
  • Evitare di rimanere seduti a lungo sul WC, per non aumentare la pressione sulle vene rettali;
  • Svolgere regolarmente attività fisica, per migliorare la motilità intestinale;
  • Applicare impacchi freddi per ridurre temporaneamente gonfiore e fastidio;
  • Utilizzare salviette umidificate senza profumi o alcol per evitare irritazioni.


Trattamenti farmacologici


Per alleviare i sintomi è possibile utilizzare:


  • Creme, unguenti e supposte contenenti idrocortisone, lidocaina, zinco ossido, aloe o hamamelis;
  • Ammorbidenti delle feci e integratori di fibre (psillio, metilcellulosa);
  • Antidolorifici da banco come ibuprofene o paracetamolo.


Procedure ambulatoriali (mininvasive)


Se il prolasso non migliora con i soli rimedi domiciliari, lo specialista può raccomandare procedure rapide e poco invasive, eseguibili in regime ambulatoriale, generalmente senza anestesia, come ad esempio:


  • Legatura elastica: un piccolo elastico viene applicato alla base dell’emorroide, bloccando il flusso sanguigno. L’emorroide si necrotizza e cade entro circa una settimana;
  • Scleroterapia: iniezione di una sostanza sclerosante che riduce il volume del tessuto emorroidario;
  • Coagulazione a infrarossi, laser o radiofrequenza: il calore indurisce l’emorroide, riducendola gradualmente;
  • Elettroterapia a corrente diretta: induce una reazione chimica che restringe il tessuto emorroidario.


Trattamenti chirurgici


Nei casi più gravi — soprattutto in prolassi di III e IV grado — o quando le procedure mininvasive non funzionano, può essere necessario un intervento chirurgico. Ecco le principali opzioni:


  • Emorroidectomia tradizionale (Milligan Morgan): asportazione chirurgica del tessuto emorroidario. È la procedura più risolutiva, soprattutto nei prolassi importanti, ma comporta tempi di recupero più lunghi;
  • Emorroidopessi con stapler (PPH o Longo): riposizionamento delle emorroidi all’interno del canale anale e interruzione del flusso sanguigno; comporta solitamente meno dolore post-operatorio;
  • Trombectomia: indicata quando è presente una trombosi acuta dell’emorroide esterna.


Tipologia di trattamentoPrincipali opzioni
Rimedi domiciliari
  • Bagni tiepidi;
  • Aumento fibre e idratazione;
  • Riduzione del tempo sul WC;
  • Attività fisica regolare;
  • Impacchi freddi;
  • Igiene delicata con salviette umidificate.
Farmaci e prodotti da banco
  • Creme e unguenti (idrocortisone, lidocaina, hamamelis, zinco);
  • Supposte antinfiammatorie;
  • Ammorbidenti delle feci e integratori di fibre;
  • Antidolorifici (FANS o paracetamolo).
Procedure ambulatoriali mininvasive
  • Legatura elastica;
  • Scleroterapia;
  • Coagulazione (laser, infrarossi, radiofrequenza);
  • Elettroterapia a corrente diretta.
Interventi chirurgici
  • Emorroidectomia tradizionale;
  • Emorroidopessi con stapler (PPH/Longo);
  • Trombectomia per emorroidi trombizzate.


Immagini del prolasso emorroidario


Le immagini che seguono hanno lo scopo di mostrare in modo semplice e comprensibile cosa accade quando le emorroidi interne si ingrossano e iniziano a protrudere verso l’esterno.


prolasso emorroidario


La prima illustrazione mostra una vista anatomica del canale anale in condizioni fisiologiche: i cuscinetti emorroidari interni sono posizionati all’interno del retto e contribuiscono alla continenza. Nella parte destra dell’immagine è rappresentato il primo stadio della patologia, con i cuscinetti che iniziano a gonfiarsi e infiammarsi pur restando all’interno del canale anale. Questa immagine aiuta a comprendere da dove hanno origine le emorroidi e come si presenta il disturbo nelle sue fasi iniziali, prima che si verifichi un vero e proprio prolasso.


esempio di emorroide prolassata


La seconda illustrazione mostra l’aspetto tipico di un prolasso emorroidario visibile all’esterno dell’ano. In questo stadio, i cuscinetti emorroidari interni sono scivolati completamente fuori dal canale anale, presentandosi come noduli morbidi e arrotondati. Questa immagine rappresenta i gradi più avanzati del prolasso (III e IV grado), in cui l’emorroide non rientra spontaneamente.


Domande frequenti sul prolasso emorroidario


Quanto dura un prolasso emorroidario?


La durata dipende dalla gravità: i prolassi lievi possono migliorare in pochi giorni con i rimedi domiciliari, mentre quelli più gravi possono richiedere diverse settimane, anche dopo un trattamento medico o una procedura ambulatoriale.


Quali sono i farmaci più efficaci per il prolasso emorroidario?


I farmaci più utili sono le creme e gli unguenti con idrocortisone, lidocaina, hamamelis o aloe, che riducono dolore e prurito. Possono essere efficaci anche supposte antinfiammatorie, integratori di fibre, ammorbidenti delle feci e analgesici da banco. Se l'irritazione è eccessiva il medico potrebbe prescrivere creme cortisoniche più potenti.


Quando è necessario operare per il prolasso emorroidario?


L’intervento è indicato soprattutto nei prolassi di III e IV grado, quando l’emorroide non rientra più, causa dolore, sanguina spesso o non risponde ai trattamenti conservativi e alle procedure ambulatoriali.


Fonti e bibliografia


  • Al-Masoudi, Raghad O et al. “Prevalence of Hemorrhoids and the Associated Risk Factors Among the General Adult Population in Makkah, Saudi Arabia.” Cureus vol. 16,1 e51612. 3 Jan. 2024, doi:10.7759/cureus.51612.

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