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Segnalato da: laRepubblica, IlGiornale, Salute33, ForumSalute.it
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Ecografia ginecologica: cos'è, linee guida e preparazione

L'ecografia ginecologica rappresenta un fondamentale strumento diagnostico nella pratica medica moderna, consentendo una valutazione dettagliata della salute riproduttiva femminile. Nell'ambito della visita ginecologica, la quale costituisce un importante pilastro nella prevenzione e nella cura delle patologie ginecologiche, l'ecografia rappresenta uno strumento complementare essenziale. Attraverso questa tecnica non invasiva, è possibile ottenere immagini ad alta risoluzione degli organi pelvici, consentendo al medico di identificare eventuali anomalie e determinare la diagnosi e il possibile trattamento.


In molti casi, l'ecografia ginecologica è parte integrante di un percorso diagnostico più ampio, che può includere procedure come la colposcopia, l'HPV-DNA Test e il Pap test. La colposcopia, ad esempio, viene spesso eseguita in risposta a risultati anomali del Pap test, consentendo una valutazione più dettagliata delle cellule cervicali. L'ecografia, in questo contesto, fornisce un supporto prezioso per una valutazione completa della salute dell'utero e degli organi adiacenti.


Il Pap test, uno degli screening più diffusi per la prevenzione del cancro cervicale, può essere integrato efficacemente con l'ecografia ginecologica. Le immagini fornite dall'ecografia possono contribuire a una migliore comprensione dei risultati del Pap test e guidare eventuali azioni diagnostiche successive. Andiamo a scoprire nel dettaglio le caratteristiche dell'ecografia ginecologica.


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Cos'è l'ecografia ginecologica?


È un esame che, tramite l'impiego di ultrasuoni, analizza gli organi pelvici. Quando parliamo di ultrasuoni ci riferiamo a delle onde meccaniche che vengono emessa da una sonda. Quest'ultima è ricoperta da un gel, così da agevolarne la trasmissione. L'apparecchio ricapta ed elabora il segnale che diventa, poi, visibile all'operatore attraverso il monitor. A differenza degli esami che si avvalgono di radiazioni, gli ultrasuoni non causano effetti collaterali, né nel breve periodo né a lungo termine.


Come si esegue?


L'ecografia ginecologica può essere eseguita in vari modi. In genere, si procede per via transvaginale. In questo caso, si inserisce con un guanto monouso una sonda all'interno del canale vaginale, ricoperta da gel.


Non è raro che l'ecografia ginecologica possa essere transaddominale. In tale circostanza, la sonda viene poggiata sulla pancia della paziente. Si ricorre a questo metodo soprattutto nei casi in cui la via vaginale risulta non percorribile (per esempio in presenza di stenosi vaginale o cisti ovariche molto voluminose).


Infine, l'ecografia può essere eseguita per via transrettale. Spesso, le pazienti temono molto l'ecografia transrettale, magari a causa di informazioni poco chiare o di una scarsa conoscenza sull'argomento. In verità, la metodica è del tutto indolore ed è ben tollerata anche da donne in giovane età.


Quando farla?


L'esame può essere svolto in qualsiasi fase del ciclo mestruale ma anche in menopausa. In pazienti in età fertile, per le quali vi è la necessità di approfondire lo studio della cavità uterina, si consiglia di eseguire l'ecografia nella prima fase del ciclo mestruale (fase follicolare). In questo modo, si riduce il rischio di confusioni causate dall'ovulazione o dalla fase secretiva del ciclo.


Ecografia ginecologica: serve fare una preparazione?


Le linee guida fornite dai ginecologici sull'ecografia ginecologica sono abbastanza chiare. Generalmente, non è richiesta una preparazione particolare prima dell'esame. In caso di ecografia transaddominale, alla paziente potrebbe essere consigliato assicurarsi di avere una vescica normorepleta. La presenza di liquidi, dunque di urina, facilita una migliore trasmissione del segnale degli ultrasuoni.


L'ecografia ginecologica è dolorosa?


L'esame è da ritenersi indolore. In alcuni punti, la paziente potrebbe avvertire lievi fastidi. In ogni caso, non sono da segnalare effetti collaterali. Infatti, al termine dell'ecografia ginecologica, le pazienti possono immediatamente tornare alle normali attività quotidiane.


A cosa serve?


L'ecografia ginecologica assolve a diverse funzioni importanti:

  • Identificare condizioni anatomo-funzionali patologiche degli organi genitali interni;
  • Identificare condizioni a rischio oncologico;
  • Monitorare pazienti che si sono sottoposti a procedure mediche chirurgiche.


Quali sono i limiti?


L'ecografia ginecologica potrebbe fornire risultati fuorvianti, come ad esempio falsi negativi o falsi positivi. L'esame dipende principalmente dalle capacità dell'operatore che lo effettua ma anche dalla qualità dell'apparecchiatura utilizzata. Alcune condizioni cliniche (obesità o meteorismo intestinale) potrebbero condizionare negativamente la qualità delle immagini.


Cosa fare dopo l'esame?


Un'ecografia ginecologica potrebbe essere integrata con altri metodi di imaging, come la risonanza magnetica o la tac. In presenza di patologie annessiali (a carico dell'ovaio o della tuba) potrebbe essere necessario sottoporsi ad alcuni esami ematici, come per esempio i marcatori tumorali, nonché fare un'ecografia pelvica di secondo livello, ovvero un esame eseguito da un ginecologo esperto in campo ecografico e in possesso di apparecchiatura di alto livello. Serve per valutare meglio l'eventuale presenza di:

  • Patologie benigne;
  • Patologie uterine;
  • Patologie ovariche;
  • Endometriosi;
  • Infertilità;
  • Localizzazione incerta di gravidanza allo stato iniziale.


Si ricorre, inoltre, al doppler per valutare la vascolarizzazione. Chiaramente, l'ecografia è un esame dinamico e svolto in tempo reale. Anche l'aiuto della paziente può essere fondamentale per giungere ad una diagnosi corretta e il più possibile accurata.


Ad esempio, in caso di endometriosi, lo specialista dovrà mappare le aree anatomiche responsabili del dolore. Il ginecologo dovrà esercitare con delicatezza una pressione sulla sonda in diversi punti. Compito della paziente è di riferire allo specialista in quali punti avverte dolore. In questo modo, è più facile per l'operatore identificare le lesioni endometriosiche e stadiare la patologia.

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